L'arrivo a Caracas (Andrea)


 
Scalo Caracas. Pensiero predominante uscire incolume da una delle città più pericolose al mondo. Dopo aver ritirato la valigia chiedo per l’uscita. Non mi capiscono. Allora sfoggio il mio  “the exit”? Nada. Da buon Italiano allora incomincio a gesticolare e mi capiscono al volo. Il mio amico Maurizio mi aveva organizzato l’appuntamento sotto il tabellone degli arrivi e lì avrei incontrato un certo Victor. Tabellone; tre o quattro persone lì sotto ma nessuna che avesse in mano un cartello con su scritto il mio cognome o nome, ma
sarebbe andato bene anche un soprannome, bastava che ci fosse qualcuno. Invece no. No Victor. Attendo lì sotto, mi faccio un giro nei paraggi, attendo nuovamente. In tutto ciò, respingevo i continui assalti dei tassisti, cambi in nero e tanta altra roba della quale non capivo nemmeno il significato. Qualsiasi domanda mi veniva posta, la risposta era no, sporadicamente accompagnata da un sorriso. Avevo adocchiato già un internet caffè e decido quindi di entrare per recuperare il numero della Posada del mio amico Maurizio, che chiaramente non avevo, e per poi chiamare dal cellulare di uno di quei tanti mercenari che mi ronzavano attorno.  Entrato nel caffè, gesticolo ed emetto alcuni suoni in direzione 
della barista e lei mi fa cenno di accomodarmi alla postazione. Trovato numero,  la donzella non accettava € e quindi non ho pagato. Esco e sotto il famoso tabellone vedo un ragazzo con un cartello. Sibilla lu cumpari. Victor! Si parte, destinazione Chichiriviche. Macchine senza fari, camion ad emissione di carbone allo stato solido, moto Kamikaze, coda chilometrica in entrata da nord verso sud, favelas (qui chiamate barrios) sulla superstrada; ecco come mi ha accolto Caracas. Piccola pausa ad uno pseudo-autogrill,
ma proprio pseudo. Durante il tragitto spesso Victor diceva mazzi ed io capivo cazzi. Era molto rispettoso di eventuali limiti di velocità ma capace di far un frontale pur di evitare le buche. Al mio arrivo il paese era deserto e mal illuminato. Ci addentriamo nelle vie di playa norte, un chilometro dal centro del paese, e spesso la strada era illuminata solamente dai nostri fari. Victor si ferma e dal nulla si spalanca un grosso portone. Maurizio, lu cumpari. Dopo i vari abbracci, non ci vedevamo da più di dieci anni, due risate ed una cena veloce e subito a letto per porre così fine al mio viaggio iniziato due giorni prima da Brindisi.