Il primo giorno (Andrea)








Chichiriviche
Avenida principal
Chichiriviche
Marketing venezuelano
Il mattino seguente alle 6 circa ero già sveglio. Dopo aver bevuto una caffettiera con Maurizio e aver cazzeggiato, siamo usciti a fare la spesa con la seconda macchina. Una Toyota Hilux completamente mangiata dalla ruggine e freni quasi inesistenti, ma funzionante.
Finalmente con la luce del giorno potevo vedere Chichiriviche; la guerra. Degrado ovunque, spazzatura e sporcizia, cani disastrati che si aggiravano per le strade come degli zombie. Case fatiscenti, pensi che siano disabitate ed all’improvviso vedi affacciarsi una persona dall’uscio.
Insomma il mix giusto per girare i tacchi e dire “addio paesino del cazzo”. Invece no. La prima impressione che ho avuto è che mi sono sentito vivo, circondato da gente viva, da gente che, nonostante sogni il nostro “benessere”, vive felice ed è pronta a regalarti un sorriso. Nel sud Italia se guardi un uomo insistentemente negli occhi, o uno dei due distoglie lo sguardo o ne può nascere un alterco. Qui no; ci si saluta. Con questo non voglio dire che sia il paese dell’amore, anzi, senza alcuna esitazione ti ammazzano per rubarti il cellulare, ma il cittadino “normale” è molto più disponibile e rilassato rispetto a noi. Purtroppo la situazione economico/politica del Venezuela è disastrata ed oggi ormai è un paese del terzo mondo e questo è tangibile anche nei market, dove ormai scarseggia tutto. Dopo aver girato un bel po’ per reperire un po’ di cibarie, siamo andati da Giampiero, un italo-venezuelano, dove ho potuto assaggiare la mia prima empanada. Il resto della giornata è scivolato dolcemente tra piscina e relax.